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Sicuri di conoscere i vini abruzzesi?

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All’apparenza, conoscere la vitivinicoltura abruzzese sembra un’impresa semplice: basta cercare qualche bottiglia di Montepulciano e Trebbiano e si ha una bella panoramica. Gino Frutta&Bistrot vi porterà ad approfondirne la conoscenza!

Sicuramente, a livello di vitigni, il vino abruzzese è sicuramente meno differenziato di altre regioni se ad es. pensiamo al Friuli Venezia Giulia, all’Alto Adige o alla Sicilia!. Allo stesso tempo, lo è la concentrazione produttiva a livello territoriale (la provincia di Chieti detiene da sola oltre l’80% della corrispondente superficie regionale) e varietale (perché ben il 55% di questa stessa superficie regionale è impiantato con Montepulciano). Tuttavia, se si pone un po’ di attenzione, si vede che l’Abruzzo sa offrire molte sfumature anche all’interno dell’apparente semplicità di lettura.

Il vigneto

Il vigneto abruzzese è costituito per il 63% da uve nere e per il 36% da uve bianche. Come visto, il Montepulciano copre da solo oltre la metà delle superfici vitate regionali, mentre il Trebbiano (tra quello toscano e quello abruzzese), un ulteriore 20%. Negli ultimi anni c’è stato tuttavia un sensibile recupero di varietà quasi dimenticate, dal Pecorino alla Cococciola, su cui diverse aziende stanno puntando per diversificare la produzione e aggiungere elementi di “novità”.

In Abruzzo, le vigne vanno dal litorale a ridosso del mare Adriatico (dove è concentrata la maggior parte della produzione), fino ai massicci del Gran Sasso e della Majella. La regione può essere sostanzialmente suddivisa in due zone, quella costiera che comprende un’ampia fascia collinare, e quella interna montuosa. Areali permeabili, che fanno sentire i rispettivi influssi sulla produzione vinicola. Sono diversi infatti i casi in cui, nelle giornate più limpide, le cime più alte delle catene montuose regionali sono visibili dai vigneti a ridosso del mare, così come dalle vigne di montagna si riesce a scorgere la costa.

Vini e vitigni

Il Montepulciano la fa da padrone, coprendo diversi stili e occasioni di consumo: dal vino fresco e di pronta beva, vinificato in acciaio, a versioni da medio e lungo invecchiamento, che conferisce una stoffa paragonabile a quella di altri vini rossi italiani.

Dall’uva Montepulciano nasce il Cerasuolo d’Abruzzo, il primo rosato ad aver ottenuto la DOC. In passato il “vino della casa”, oggi viene interpretato con diverse sfumature di rosa e con tratti comuni di lampone e di un finale ammandorlato.

Il Trebbiano d’Abruzzo è un vino bianco dalle grandi potenzialità, fino ad oggi espresse più dal lavoro e dalla dedizione di singole cantine che di una comune visione territoriale. Altri vitigni autoctoni regionali bianchi sono la Passerina (al confine con le Marche) e il Pecorino. Questo è il vero vitigno emergente del panorama abruzzese, grazie ai suoi profumi intensi e ad una buona acidità che lo rende molto versatile. A questi si aggiungono infine alcuni vitigni importati, che però non hanno mai trovato in Abruzzo interpretazioni degne di particolare risalto, se paragonate agli autoctoni.

I suggerimenti di Gino Frutta&Bistrot

Non ce ne vogliano gli altri ottimi produttori ma, a nostro avviso, il vino abruzzese ha avuto sostanzialmente 3 pionieri, diversi per stile, capacità imprenditoriali e obiettivi: Valentini, Pepe e Masciarelli. Sono questi che hanno reso l’Abruzzo una regione interessante anche ai palati più allenati e appassionati, con vini che hanno saputo sfidare il tempo e le mode. Ad essi, oggi si stanno affiancando nuove leve che hanno via via ampliato il panorama dei produttori di qualità regionali.

Dalla nostra enoteca abbiamo quindi individuato, per farvi conoscere meglio le potenzialità dei vini abruzzesi:

Colline Pescaresi IGT Don Carlino 2020 De Fermo. Vino da agricoltura biodinamica, prodotto con uve 100% Pecorino nei vigneti siti nel Comune di Loreto Aprutino (PE) a circa 280-310 m sul livello del mare. Di colore giallo paglierino, ha aromi fruttati e note di erbe aromatiche marine. Al palato è fruttato, fresco e sapido, perfetto per accompagnare primi piatti di pesce o vegetali, fritture di mare e formaggi.

Trebbiano d’Abruzzo 2017 Valentini. Qui ci giochiamo il Jolly! Il famoso critico francese Michel Bettane l’ha definito il più grande vino bianco italiano, in grado di rivaleggiare con le migliori bottiglie del mondo. Vino prodotto in modo artigianale, dalle fantastiche capacità di evoluzione nel tempo. Si presenta nel bicchiere con un colore giallo dorato; ha profumi che spaziano dalle note floreali alle erbe officinali, dalla frutta a polpa bianca a sentori speziati e minerali. In bocca la sua complessità cambia nel tempo, mantenendo note di freschezza e sapidità e sviluppandosi al palato con un’incredibile lunghezza. Da abbinamenti estremamente versatili, anche con funghi e carni bianche pregiate.

Cerasuolo d’Abruzzo 2019 Emidio Pepe. Se la vinificazione in rosato del Montepulciano è estremamente diffusa e tradizionale, risultando il vero vino “della tavola” in Abruzzo, Emidio Pepe ha da sempre proposto una versione capace di stupire con l’invecchiamento. Fiori e lamponi per un rosato che è un piccolo rosso, dal sorso giustamente teso, salato e tannico.

Montepulciano d’Abruzzo 2018 Emidio Pepe. Il patriarca della viticoltura artigianale di qualità abruzzese imbottiglia questo vino dal 1964 e nella sua cantina, che conta oltre 300mila bottiglie stoccate, mantiene quasi tutte le annate, che regolarmente rimette in commercio in piccoli lotti, dimostrando quanto l’uva montepulciano sia capace di profondità, complessità ed eleganza. L’annata 2018 è una danza di frutti di bosco, spezie e sfumature balsamico per un vino carnoso, asciutto e pieno, capace di coniugare un certo vigore rustico a un tannino vellutato. Persistente, profondo e minerale, dal potenziale d’invecchiamento sbalorditivo.