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Toscana, terra di grandi vini… bianchi?

Vigneto

Quando si pensa alla Toscana, vengono in mente i famosi vini rossi del Chianti Classico, il Brunello di Montalcino, il Vino Nobile di Montepulciano o Bolgheri. Tuttavia, diversi vini bianchi, per tutti i palati, vengono ormai prodotti proprio nel cuore della nostra regione. Ve ne elenchiamo alcuni tra i nostri preferiti, che potrete trovare sia sul sito e-commerce che nei locali di Gino Frutta&Bistrot.

La Vernaccia di Montenidoli

Il nostro excursus non può iniziare che dalla Vernaccia di San Gimignano. Vino che, secondo le testimonianze storiche, è uno dei più antichi d’Italia, con i suoi vitigni arrivati dalla Liguria nel 1200. Un passo della Divina Commedia di Dante, scritto nel 1320, narra dell’invio di papa Martino IV in purgatorio per espiare i peccati di gola, in particolare per essersi annegato nella Vernaccia.

La Vernaccia è l’unico vino bianco toscano ad aver ottenuto l’alto titolo di DOCG, garanzia della sua origine e della sua pregiata qualità. La normativa prevede che la Vernaccia di San Gimignano contenga almeno l’85% di uve Vernaccia coltivate nel comune di San Gimignano. Le migliori uve vengono utilizzate per produrre la Riserva, per cui è richiesto un minimo di 11 mesi di affinamento in cantina, seguiti da almeno 3 mesi in bottiglia prima di essere immessa sul mercato.

Provate la Vernaccia di San Gimignano Fiore 2018 di Montenidoli. Nella sua giovinezza, questo vino dal colore dorato, è tipicamente secco e fresco, con note floreali e agrumate. Con l’età acquista complessità e le note saporite, erbacee e silicee diventano più evidenti. Che sia giovane o invecchiata, la Vernaccia di San Gimignano si chiude spesso con una gradevole nota di amaro, che la rende un ottimo abbinamento con il cibo. Questo è un vino perfetto per un aperitivo o con cibi in stile toscano come salumi, frutti di mare e pasta cosparsa di pecorino grattugiato.

Oltre alla Vernaccia, in Toscana si producono altre etichette considerate ormai alla pari dei migliori bianchi d’Italia, utilizzando vitigni quali Vermentino o Viognier sulla Costa, Trebbiano e Malvasia del Chianti nell’interno, ma anche Chardonnay e Sauvignon Blanc.

Il Vermentino di Terenzuola

È il Vermentino Fosso di Corsano il cavallo di battaglia dell’Azienda Terenzuola, sui Colli di Luni, al confine con la Liguria. Anche l’annata 2019 ha regalato un vino sapido e verticale, che si presta bene all’invecchiamento, sviluppando nel tempo profumi minerali e di idrocarburi tipici dei bianchi germanici di cui Ivan Giuliani è un appassionato.

Lo Chardonnay di Monteverro

La Tenuta di Monteverro nasce nel 2003 a Capalbio, in Maremma. I fondatori, Georg e Julia Weber, originari di Monaco, avevano due obiettivi: produrre grandi vini che potessero competere con i prestigiosi vini francesi e dimostrare la vocazione del terroir di Capalbio. Oltre ai rossi e al Vermentino, l’etichetta più ambiziosa della Tenuta di Monteverro è uno Chardonnay affinato in legno, divenuto in pochi anni un vino culto per gli appassionati. Nasce su terreni argillosi e ricchi di minerali su cui soffia la brezza del Tirreno che dona al vino freschi aromi salini e mediterranei, mentre al palato spiccano le note del caramello e del pane tostato.

Il Poggio alle Gazze di Ornellaia

Il Sauvignon Blanc (unito a Viognier e Vermentino) è alla base del Poggio alle Gazze della Tenuta Ornellaia, celebre per i suoi rossi tra cui il Masseto. Questo bianco deve il suo raffinato stile mediterraneo al microclima unico della tenuta, vantando una struttura sontuosa e note fruttate mature, combinate in uno stile di grande eleganza.

Al Mare di Calafata

Per concludere, una curiosità proveniente dalle Colline Lucchesi, zona che si sta affermando grazie alla sperimentazione e all’artigianalità di molte piccole aziende, soprattutto della rete di impresa di LuccaBiodinamica. Al Mare 2018 di Calafata, è un intrigante bianco macerato a base di Trebbiano (90%), Malvasia e Vermentino. Come in passato si era soliti fare, il contatto tra le bucce e il mosto avviene per la durata della fermentazione. La macerazione non estrema lo rende perfetto come primo approccio agli orange wine. Il colore infatti è arancio pallido, i profumi sono agrumati e al palato il vino sorpende per salinità e balsamicità, rendendolo molto eclettico negli abbinamenti col cibo.