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Conosciamo la Borgogna: alcune curiosità e i nostri vini per scoprirla (seconda parte) 

Borgogna

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta di alcune curiosità sulla Borgogna per poi suggerirvi qualche vino (2 bianchi e 2 rossi) che, a nostro avviso, ben esemplifica nel bicchiere questo magico territorio.

Come visto nel post della scorsa settimana, la Borgogna era già famosa per la produzione di vino fin dall’epoca dell’Impero Romano. Dal momento che la Cote d’Or non era ben posizionata logisticamente per spedire facilmente grandi quantità di vino ai centri urbani attraverso le vie d’acqua (uno dei motivi storici di successo di Bordeaux, Porto o dei vini del Reno è anche la localizzazione vicino a corsi d’acqua navigabili o al mare!), i vignaioli di Borgogna si sono concentrati su piccole quantità di vino “buono” invece che su una produzione a buon mercato poiché la qualità compensava il costo del trasporto via terra. 

Durante il medioevo, quello che era considerato il miglior vino proveniente dalla Borgogna era il bianco. Era la chiesa cattolica a possedere la maggior parte dei vigneti fino alla Rivoluzione francese. I monaci, in realtà, non hanno mai lavorato veramente nelle vigne: avevano fratelli laici o servi della gleba che lavorano mentre loro studiavano le scritture, pregavano e trattavano affari. Col tempo la chiesa ha guadagnato così tanto terreno coltivato a vigneto in Borgogna perché i nobili lo hanno donato loro per entrare in paradiso. 

Durante la prima parte del XX secolo, i commercianti (négociants) volevano commercializzare il vino di Borgogna come lo Champagne: assemblaggi venduti come “stile della casa”, mentre i coltivatori volevano commercializzare il vino in base al terroir. Fortunatamente, diremo oggi, i vignaioli hanno avuto la meglio nel dibattito. 

La storia della vendita diffusa del vino di Borgogna in bottiglia è molto recente: fino agli anni ’80 del secolo scorso, infatti, la maggior parte del Pinot Nero e dello Chardonnay veniva prodotto dai vignerons ma venduto in botte ai negozianti che lo imbottigliavano con il loro marchio, come Drouhin, Faiveley, Latour, Bouchard o Jadot, che l’hanno diffuso nel mondo.

Qualche piccola chicca che forse non conoscete prima di passare ai vini: 

  • La maggior parte dei vignerons in Borgogna considera Musigny il miglior vino della regione, non Romanee Conti 
  • In passato si produceva uno Chambertin spumante che era molto popolare. Veramente!
  • Oggi in Borgogna il 10% della produzione è spumante. Ogni anno, infatti, con Pinot Nero e Chardonnay si producono quasi 20 milioni di bottiglie di Crémant de Bourgogne. E i numeri sono in salita! 
  • Digione, oggi urbanizzata, era un importante villaggio vinicolo 
  • Sui pendii della Cote d’Or si coltivava più Gamay che Pinot Noir. Soprattutto a Morey, mentre la Cote de Beaune era nota per i vini rossi (Volnay e Pommard in primis) 
  • A molti viticoltori della Borgogna piace bere il loro vino giovane e pensano che gli americani e gli inglesi lo invecchino troppo a lungo 

Ed ecco i nostri suggerimenti per conoscere da vicino la Borgogna attraverso il bicchiere: 

  • Pierre Morey, Bourgogne Pinot Noir 2018: vinificato e affinato in botti di rovere per 12 mesi in agricoltura biodinamica è un elogio al territorio di Meursault. Ottimo da consumare adesso ma può essere conservato in cantina per 4 o 5 anni almeno maturando ulteriormente in bottiglia 
  • Joseph Voillot, Volnay vieilles vignes 2018: il Volnay di Voillot è un vino che nasce da vigne del 1930, 1947 e 1973 dalle rese basse ma di grande qualità. Un vino di grande eleganza ad un basso costo 
  • Domaine Leflaive, Macon Verzé 2018: uno chardonnay unico, fine ed equilibrato dall’impronta mitica del Domaine Leflaive, pioniere della biodinamica in Francia 
  • Remy Jobard, Meursault premier cru Genevrières 2018: questo 1er cru prende il nome dai ginepri che si trovano sulle colline circostanti al vigneto, uno dei più rinomati a Meursault. Quello di Jobard è un vino in cui la complessità e l’eleganza sono in piena armonia. Un bianco che negli anni non smetterà di stupire